Traendo spunto da un’obiezione “stocastica” alla celeberrima scommessa che Pascal formulò intorno all’esistenza di Dio, il seguente articolo offre una digressione sulla posta di quella puntata, sulla promessa della felicità rapportata sia all’eterno che al transeunte. Passando dai cirenaici a Kant, da Dostoevskij a Rilke, da Adorno ad Heidegger, da Proust a Chuang-Tzu, si è tentato di circoscriverne la natura a partire dal suo opposto, dalla prospettiva della perdita della scommessa (costitutivamente iniqua), dall’in-felicità come il nostro modo forse più autentico, ancorché equivoco, di registrarne l’evento, di abitarne erroneamente lo spazio.

L'iniqua scommessa della felicità (913)

 

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